Il punto sul mercato di Integrae SIM

«Non possiamo dirigere il vento, ma possiamo orientare le vele.» (Aristotele)
Le borse europee hanno chiuso in territorio positivo la prima seduta dellasettimana: STOXX 600 +0,4%, FTSE 100 +0,2%, DAX +0,5%, CAC +0,1%, FTSE Mib +0,29%. Il rialzo è stato sostenuto da un’ondata di ottimismo dopo che Deutsche Bank ha rivisto al rialzo il proprio giudizio sulle azioni europee, portandole a “overweight” e stimando un target per lo Stoxx Europe 600 a 650 punti entro fine 2026, con un potenziale upside del 15,2% rispetto alla chiusura di venerdì (Reuters). La banca tedesca ha parlato di una rivalutazione strutturale del mercato europeo dopo 15 anni di sottoperformance rispetto agli Stati Uniti. A suo avviso, la combinazione di valutazioni interessanti, sostegno fiscale robusto e maggior attenzione degli investitori verso mercati extra-USA può innescare un nuovo ciclo di crescita. Le previsioni di Deutsche Bank indicano una crescita degli utili tra 10 e 12% nel 2025, mentre J.P. Morgan, in una nota separata, ha segnalato migliori prospettive rischio-rendimento grazie a posizionamento leggero e sentiment ancora depresso, che lasciano spazio a sorprese positive.
Ulteriori fattori di supporto includono lo stimolo fiscale tedesco, in fase di attuazione, e i primi segnali di ripresa dell’economia cinese. Deutsche Bank ha inoltre rilevato un rinnovato interesse per i titoli mid-cap tedeschi, mantenendo invariata la preferenza settoriale per ciclici e sanità. L’istituto ha anche sottolineato come le valutazioni elevate negli Stati Uniti, unite alla concentrazione crescente dei rendimenti tra i titoli principali dell’S&P 500, stiano favorendo un progressivo spostamento di capitali verso mercati alternativi, inclusa l’Europa. Con un impulso creditizio in miglioramento e un’espansione della massa monetaria, il Vecchio Continente potrebbe rappresentare una valida alternativa a un mercato americano sempre più esposto a rischi di bolla.
Rally tecnologico e distensione con la Cina sostengono i listini
A Wall Street, la seduta di lunedì si è chiusa in rialzo: Dow +1,29%, S&P 500 +1,56%, Nasdaq +2,21%, Russell 2000 +2,79%. Per S&P 500 e Nasdaq si è trattato della migliore sessione da maggio, dopo le forti vendite di venerdì scorso. Il rimbalzo è stato alimentato dal raffreddamento delle tensioni commerciali con la Cina, dopo che il presidente Donald Trump, in un post su Truth Social, ha dichiarato che “andrà tutto bene”, ridimensionando la minaccia di dazi fino al 100% annunciata pochi giorni prima. Il recupero ha compensato solo parzialmente il “Liberation Day selloff” di venerdì, ma ha riportato fiducia sul fronte geopolitico e industriale.
Nel comparto tecnologico, il mercato ha reagito positivamente al nuovo accordo tra OpenAI e Broadcom, che consolida la leadership americana nell’ecosistema dell’intelligenza artificiale. Restano sul tavolo però alcuni temi di cautela, tra cui i dubbi sulla redditività dell’AI, i segnali contrastanti dal mercato del lavoro, la debolezza delle obbligazioni societarie e un crescente scetticismo sui consumi. Nonostante ciò, la narrativa prevalente resta costruttiva, sostenuta da aspettative di tagli della Fed senza recessione, da un contesto di M&A dinamico e dal clima positivo in vista della stagione delle trimestrali del terzo trimestre, con focus su utili tecnologici e spesa per AI.
La Fed conferma l’orientamento accomodante
Nel suo primo intervento pubblico come presidente della Federal Reserve di Filadelfia, Anna Paulson ha dichiarato di essere favorevole a due ulteriori tagli dei tassi da 25 punti base entro fine anno. Ha spiegato che non vede le condizioni, in particolare sul mercato del lavoro, che possano trasformare gli aumenti dei prezzi legati ai dazi in inflazione duratura. Paulson ha però messo in guardia da una base di crescita economica fragile, sostenuta quasi esclusivamente dai consumi delle famiglie a reddito medio-alto e dagli investimenti in AI. Durante la sessione di domande e risposte, ha aggiunto che la Fed dovrà “procedere per gradi verso il tasso neutrale”, ipotizzando che il livello di equilibrio per l’occupazione possa essere inferiore alle 75.000 nuove assunzioni mensili.
Le sue parole si inseriscono in un contesto di apertura generalizzata della Fed verso ulteriori tagli, anche alla luce di un mercato del lavoro in rallentamento e di pressioni inflazionistiche inferiori alle attese. Tuttavia, i mercati continuano a prezzare meno di 50 punti base di riduzioni entro fine anno, segno che la fiducia nel ciclo di allentamento monetario resta parziale e che gli operatori preferiscono mantenere un atteggiamento prudente in attesa di nuovi dati macro.