Il punto sul mercato di Integrae SIM

«Il pessimismo è un lusso che solo gli ottimisti possono permettersi.» (Jean Cocteau)
Le borse europee hanno chiuso la settimana in calo, interrompendo la recente fase positiva: STOXX 600 -1,3%, FTSE 100 -0,9%, DAX -1,5%, CAC -1,5%, FTSE Mib -1,74%. Il ribasso ha riportato lo Stoxx 600 in terreno negativo su base settimanale, dopo i record storici toccati nei giorni precedenti.
L’attenzione resta sulla crisi politica francese, dove il presidente Emmanuel Macron ha riconfermato la fiducia al dimissionario Sébastien Lecornu, dopo essere rimasto in carica solo 27 giorni. Il secondo tentativo ha una limitatissima possibilità di avere successo. Il sostegno dei socialisti sarà cruciale per permettere al nuovo esecutivo di approvare la legge di bilancio.
Sul piano politico, Marine Le Pen ha aperto per la prima volta alla possibilità di collaborare con altre forze politiche in caso di nuove elezioni. Nel frattempo, l’euro ha perso circa l’1,5% da inizio mese, offrendo un certo sollievo agli esportatori europei. Il calo della valuta riflette la combinazione di incertezze politiche francesi, dubbi sull’attuazione degli stimoli fiscali tedeschi e dati macroeconomici più deboli.
Alcuni analisti ritengono che un rafforzamento dell’euro potrà concretizzarsi solo con un miglioramento dell’attività economica nell’area, legato alla messa in campo del piano infrastrutturale tedesco e all’aumento della spesa per la difesa, attesi nel 2026.
Wall Street calo su nuove tensioni con la Cina
Le borse americane hanno chiuso la seduta di venerdì in ribasso: Dow -1,90%, S&P 500 -2,71%, Nasdaq -3,56%, Russell 2000 -3,01%. La giornata è stata segnata da un inasprimento delle tensioni tra Washington e Pechino, che ha innescato un’ondata di vendite diffuse.
Il presidente Donald Trump, in un post su Truth Social, ha accusato la Cina di atteggiamenti “ostili” e annunciato l’intenzione di introdurre un massiccio aumento dei dazi sulle importazioni di prodotti cinesi, oltre ad altre misure di ritorsione. Trump ha inoltre dichiarato di non vedere più motivi per incontrare Xi Jinping, nonostante il vertice fosse in programma. Le tensioni arrivano dopo la decisione di Pechino di imporre controlli sulle esportazioni di terre rare e di applicare nuove tariffe alle navi cargo statunitensi, oltre a un’indagine antitrust su Qualcomm e un monitoraggio più rigido delle importazioni di chip Nvidia.
Sul fronte interno, la chiusura del governo federale prosegue senza segnali di soluzione, ma il Bureau of Labor Statistics ha confermato che pubblicherà comunque il dato sul CPI di settembre il 25 ottobre, necessario per la revisione annuale dei benefici previdenziali. Resta vivo l’interesse per il tema AI, anche se cresce lo scetticismo sugli effettivi ritorni economici e sull’eccessiva concentrazione di investimenti. I mercati guardano già all’imminente stagione delle trimestrali del terzo trimestre, attesa per questa settimana.
Il caso First Brands scuote Wall Street
Il crollo di First Brands, fornitore del settore auto, continua ad avere ripercussioni nel mondo finanziario. Morgan Stanley Investment Management ha chiesto il rimborso delle somme investite in un fondo di Jefferies Financial Group esposto ai debiti commerciali del gruppo fallito.
Secondo i documenti depositati in tribunale, Point Bonita, controllata di Leucadia Asset Management (Jefferies), deteneva circa un quarto del portafoglio da $ 3 miliardi in crediti legati a First Brands. Un comitato indipendente della società sta indagando sull’utilizzo di circa $ 2,3 miliardi di finanziamenti off-balance-sheet, parte dei quali potrebbe essere stata usata a garanzie di altri prestiti.
La Casa Bianca ha aperto un’inchiesta ufficiale sul fallimento, che ha colto di sorpresa diversi nomi di peso di Wall Street. Il caso alimenta i timori di effetti a catena nel mercato del credito privato, già sotto pressione per la maggiore stretta regolamentare e l’aumento del rischio di liquidità.