Insights & Research

Home / Insights / Il punto sul mercato di Integrae SIM
Insights 18 Lug 2025

Il punto sul mercato di Integrae SIM

“L’unica certezza è che nulla è certo.” (Plinio il Vecchio)

I mercati credono nella tregua Trump-Powell. La giornata europea di giovedì si è chiusa con un rimbalzo moderato che ha permesso agli indici di recuperare parte della volatilità di metà settimana: STOXX 600 +0,1%, FTSE 100 +0,5%, DAX +1,5%, CAC 40 +1,3%, FTSE Mib +0,92% e di nuovo sopra la soglia psicologica dei 40.000 punti! A fare da sfondo è rimasto il doppio motore tariffs–inflation. Da un lato, la tensione istituzionale fra Donald Trump e Jerome Powell si è stemperata: il presidente ha confermato di «non avere alcun piano» per licenziare il chairman Fed, pur ribadendo che l’opzione resterebbe sul tavolo in caso di frodi legate ai lavori del quartier generale dell’istituto. Dall’altro, il PPI USA ha replicato il messaggio emerso dal CPI: headline più morbido delle attese ma segnali di rincaro nelle categorie esposte ai dazi, prova tangibile che la retorica protezionista si riflette a cascata sui prezzi alla produzione. Commenti di Bostic e Williams hanno difeso la linea di attesa, ma le aspettative implicite di un taglio Fed a settembre sono salite verso il 60 %. In parallelo è arrivata un’ulteriore sterzata protezionista: Trump ha annunciato lettere a oltre 150 Paesi per imporre dazi uniformi, «probabilmente 10-15 %», ai partner minori, mentre la minaccia del 30% su UE e Messico resta pendente.

Francoforte frena l’euforia sui tassi

L’attenzione si sposta ora sulla riunione ECB del 24 luglio: dopo otto tagli consecutivi partiti a giugno 2024, il deposit rate è atteso invariato al 2%. La platea degli analisti converge sull’idea di una pausa prolungata. Société Générale ritiene che Francoforte proseguirà con il modello “meeting-by-meeting”, mentre Danske Bank segnala che la virata hawkish di giugno ha già cancellato l’ipotesi di una mossa a luglio; Nordea spinge oltre, prevedendo un blocco prolungato. Il problema è che la minaccia di dazi al 30% altera le aspettative: lo scenario baseline dell’istituto assumeva un prelievo del 10%, perciò il salto ipotizzato dalla Casa Bianca renderebbe lo shock molto più pesante, come sottolinea ING. A complicare il quadro c’è l’euro, salito di circa 15% da inizio anno contro il dollaro: circostanza che ha spinto il vicepremier italiano Tajani a chiedere tagli «più aggressivi» per indebolire la moneta unica, ricevendo però la replica del falco Schnabel, per la quale «l’asticella per ulteriori riduzioni resta molto alta». Danske prevede un eventuale ultimo taglio a 1,75% a settembre, mentre Citigroup intravede spazio per due mosse (settembre e dicembre) dopo aver abbandonato la precedente finestra luglio-agosto. Un dato è certo: la politica commerciale statunitense è ormai parte integrante della funzione di reazione europea.

Tregua tra Trump e Powell

A Wall Street, la seduta di giovedì ha archiviato nuovi record: Dow +0,52%, S&P 500 +0,54%, Nasdaq +0,74%, Russell 2000 +1,20%. Gli investitori hanno accolto con favore la frenata di Trump sul dossier Powell, ma restano vigili sulla dinamica prezzi-dazi. La New York Fed, per bocca di John Williams, ha definito «interamente appropriato» l’attuale livello sui tassi, avvertendo che eventuali dazi supplementari possono rialimentare l’inflazione, mentre l’immaginario “Trump Put” continua a oscillare fra rassicurazioni di accordi imminenti (India, forse UE) e la prospettiva di tariffe lampo su partner ritenuti “riluttanti”. Sul fronte politico, il Senato ha approvato il recupero di $9 miliardi di spesa federale: cifra simbolica rispetto al bilancio totale trillionario! ma utile per ribadire la forza dell’esecutivo nel pilotare le risorse in campagna elettorale. Intanto, l’Europa osserva con cautela: il commissario al Commercio Šefčovič è a Washington per tentare una via negoziale, ma secondo il Financial Times Bruxelles prepara già dazi su servizi USA qualora il dialogo fallisse. In un mercato dove i listini volano e la volatilità implicita resta compressa, la vera incognita è capire se, e quando, l’incertezza tornerà a esigere il suo pedaggio.