Il punto sul mercato di Integrae SIM

“La fiducia dei mercati vive di certezze, ma muore al primo aumento di un dazio.” (Paul Samuelson)
Tanto tuonò che arrivarono i dazi. Il clima del commercio mondiale si è nuovamente surriscaldato dopo l’annuncio, a mercati chiusi Trump: dal 1° agosto scatterà un dazio 35 % sul Canada, indipendente dalle tariffe settoriali già in vigore. Il presidente ha inoltre inviato una lettera all’UE fissando le tariffe doganali al 30%, ben oltre l’attuale linea-guida del 10 % e le aspettative dei negoziatori dell’Unione. Trump ha anche minacciato ritorsioni in caso di reazioni. La Commissione europea è stata completamente spiazzata e i Governi dell’Unione sono spaccati sull’approccio di tenere a quella che viene definita l’ennesima provocazione del Presidente Usa. L’escalation rompe una breve tregua in cui i mercati avevano minimizzato le precedenti “lettere tariffarie”, giudicandole irrilevanti per volume di scambi. Sullo sfondo, intanto, resta tesa la relazione UE-Cina: le due parti si accusano a vicenda di limitare l’accesso alle terre rare in vista del vertice di fine mese, aggiungendo un ulteriore fronte di incertezza. Le Borse aperte nel week-end, Tel Aviv e Riad, hanno chiuso in rosso mentre il bitcoin tocca nuovi massimi. Segnali di risk-on.
BCE: Schnabel resta falco, Lane concede spiragli per un taglio a settembre
In ambito monetario, l’esponente tedesca Isabel Schnabel ha dichiarato a Bloomberg/Reuters che occorrerebbe “una deviazione significativa” sotto il target di inflazione al 2 % per legittimare ulteriori tagli dei tassi, segnalando fiducia nella postura attuale. Al contrario, il capo-economista Philip Lane ha ricordato la necessità di “condizioni di finanziamento favorevoli” e ha lasciato aperta la porta a un taglio di 25 bp a settembre se i rischi disinflazionistici esterni, petrolio in calo, euro forte, export cinese deflattivo e incertezze sui dazi USA, dovessero intensificarsi. Un’analisi Natixis vede l’inflazione dell’Eurozona al 2 % nel 2025 e 1,9 % nel 2026, grazie a salari in normalizzazione: scenario che rafforza la fazione “colomba” guidata, fra gli altri, dall’italiano Panetta.
JPMorgan monetizza i dati: nuova stangata per il modello fintech
Sul fronte corporate, JPMorgan ha comunicato ai data-aggregators fintech un listino di commissioni dell’ordine di “centinaia di milioni” di dollari per l’accesso ai conti correnti dei clienti. Le tariffe, differenziate per tipologia d’uso e particolarmente salate per i servizi di pagamento, in alcuni casi eccederanno di 1 000 % i ricavi attuali per transazione. Piattaforme come Venmo, Coinbase o Robinhood, finora abituate a dati gratuiti, dovranno ridefinire il proprio modello o scaricare il costo sugli utenti finali. La mossa, destinata a ridisegnare l’equilibrio fra banche tradizionali e nuove app, potrebbe innescare un effetto domino tra gli altri grandi istituti USA che controllano l’infrastruttura dei pagamenti digitali.