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Insights 5 Feb 2025

Il punto sul mercato di Integrae SIM

“Non c’è ricchezza più grande della fiducia dei mercati.” (Benjamin Graham)

Se vuoi la pace, preparati alla guerra. Le borse europee hanno chiuso la sessione di martedì in rialzo, con il FTSE MIB a +1,5%, spinto dal rally bancario-assicurativo, mentre lo STOXX 600 ha guadagnato 0,2%, il DAX +0,4%, il CAC 40 +0,7% e il FTSE 100 ha chiuso in leggero ribasso (-0,2%). In deciso rialzo anche le Borse statunitensi: Nasdaq +1,3%, Russell 2000 +1,4%. Il sentiment è stato influenzato dal rinvio di 30 giorni dei dazi su Canada e Messico, deciso da Donald Trump per favorire un’intesa con i partner commerciali. Tuttavia, le tensioni geopolitiche e tariffarie restano alte, con il presidente statunitense che starebbe valutando di applicare dazi del 10% su tutte le importazioni dall’Unione Europea, alimentando nuove incertezze sui mercati. Il settore Automotive ha beneficiato della sospensione temporanea dei dazi su Messico e Canada, mentre il comparto tecnologico e quello bancario hanno registrato le migliori performance in Europa. In parallelo, il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha invitato i governi europei ad aumentare la spesa per la difesa per scongiurare un’escalation con la Russia, spingendo l’UE a valutare una maggiore flessibilità fiscale per consentire investimenti in ambito militare. Sul fronte macroeconomico, i dati sulle offerte di lavoro JOLTS di dicembre sono risultati inferiori alle attese, con 7,6 milioni di posti disponibili, al di sotto del consenso di 7,9 milioni, segnalando un raffreddamento del mercato del lavoro USA.

Tregua sui dazi ma…

Negli Stati Uniti, le tensioni commerciali hanno dominato la giornata, con Trump che ha ribadito la volontà di applicare nuove tariffe punitive su Canada, Messico e Cina, pur concedendo un periodo di tregua negoziale ai primi due paesi. Tuttavia, la vera sfida sembra riguardare l’Unione Europea, con il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che ha espresso la volontà di negoziare per evitare una guerra commerciale, pur avvertendo che Bruxelles risponderà con misure ritorsive in caso di dazi unilaterali. Il rischio è che le tensioni commerciali tra USA ed Europa si prolunghino senza una chiara soluzione, poiché la struttura decisionale dell’UE non consente rapide concessioni politiche, a differenza di quanto accaduto con Messico e Canada. Alcuni analisti temono che l’incertezza tariffaria possa avere un impatto negativo sulla fiducia aziendale, sulla crescita e sugli investimenti, soprattutto nei settori più esposti come automotive, acciaio, energia e farmaceutico. Allo stesso tempo, il mercato rimane attento alle conseguenze macroeconomiche delle tensioni tariffarie, con alcune banche d’affari che segnalano il rischio di una stagflazione, combinando un’inflazione persistente con una crescita più debole.

Elon e la guerra commerciale

Le reazioni internazionali alla strategia tariffaria di Trump non si sono fatte attendere, con il Canada che ha espresso un netto dissenso rispetto alle minacce statunitensi. Dopo l’annuncio di dazi del 25% sulle importazioni canadesi, il governo di Ottawa ha promesso una risposta aggressiva, che potrebbe colpire settori chiave dell’industria americana, in particolare l’automotive, causando una cascata di licenziamenti negli USA. Il malcontento è evidente anche a livello popolare, con proteste diffuse e un’ondata di boicottaggi contro i prodotti americani. In un clima di crescente tensione, alcune province canadesi, tra cui l’Ontario, hanno minacciato di cancellare contratti miliardari con aziende statunitensi, tra cui Starlink, la compagnia satellitare di Elon Musk, considerata troppo vicina alla nuova amministrazione. Le tensioni non riguardano solo il Canada: Pechino ha risposto ai dazi USA annunciando nuove tariffe del 10-15% sui prodotti energetici americani, mentre gli analisti ritengono che la Cina possa avviare ritorsioni più mirate nel settore dei semiconduttori. Il mercato ora guarda con apprensione all’evoluzione delle relazioni USA-UE, con la possibilità che Trump usi la minaccia dei dazi come strumento di pressione per ottenere concessioni commerciali e strategica.