Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Se perdo, il giorno dopo mi vado ad allenare. Se vinco, il giorno dopo mi vado ad allenare” (Jannik Sinner)
I mercati azionari hanno chiuso la settimana in calo (MSCI World Equity -4%, Nasdaq -6,4%), mostrando una serie di sessioni altamente volatili. L’indice Vix sull’S&P ha accelerato al rialzo (+50% in una settimana), superando la soglia psicologica di 20 punti. I settori Utility e Sanità sono stati i migliori performer, mentre le Materie Prime, l’Energia e la Tecnologia hanno registrato i maggiori ribassi, confermando una rotazione settoriale, con gli investitori che si spostano verso attività di valore meno esposte al ciclo economico. L’S&P 500 ha chiuso venerdì scorso la quarta sessione consecutiva in negativo, interrompendo una serie di tre settimane di guadagni.
All’opposto, i Treasury hanno registrato un rafforzamento, con la curva dei rendimenti che ha riportato lo spread 2/10 in territorio positivo, indicando una curva nuovamente inclinata positivamente. L’indice del dollaro è rimasto sostanzialmente invariato, l’oro è aumentato dello 0,1%, mentre i futures sul Bitcoin sono scesi del 3,4%. Il WTI ha segnato la peggiore settimana da febbraio e l’ottava flessione settimanale nelle ultime nove settimane. Il Brent ha perso oltre il 6% in 5 sedute, scendendo sotto la soglia di 70 dollari al barile. Nel mese di settembre, il mercato continua ad adottare un approccio di avversione al rischio, a seguito di un rapporto sui posti di lavoro di agosto in linea con le attese e per questo deludente. Gli investitori cercavano indizi sul dibattito riguardante un possibile taglio dei tassi di 25 o 50 punti base nella riunione del FOMC di settembre, tema centrale di questa settimana, insieme alla riunione della BCE del 12 settembre. Questi argomenti sono amplificati dalle preoccupazioni sulla crescita economica (il mercato sconta la recessione statunitense nella prima metà del 2025) e dalla stagionalità sfavorevole: la seconda metà di settembre è tradizionalmente il periodo peggiore dell’anno.
L’anno che verrà
Con l’avvicinarsi del 2025, Capital Economics prevede una ripresa moderata per la maggior parte delle principali economie globali, dopo una seconda metà del 2024 piuttosto difficile. Due temi centrali guideranno le economie avanzate: la normalizzazione dell’inflazione e un allentamento della politica monetaria, entrambi previsti per sostenere la crescita del PIL. In Cina, la ripresa dovrebbe rafforzarsi grazie agli stimoli fiscali, anche se le tensioni commerciali con gli Stati Uniti e i loro alleati potrebbero limitarne il potenziale di crescita. Tuttavia, ci sono rischi in vista: l’inflazione, particolarmente in Europa, potrebbe rivelarsi più persistente del previsto, riducendo il reddito reale e lo spazio per ulteriori interventi di politica monetaria (attenzione alla decisione che verrà presa il 12 settembre). Le transizioni politiche in vari Paesi potrebbero creare ulteriori incertezze, soprattutto riguardo agli stimoli finanziati dal debito e alle reazioni dei mercati finanziari. C’è preoccupazione per l’aumento delle politiche isolazioniste e il rafforzamento delle misure contro l’immigrazione, che potrebbero contribuire a un ambiente di stagflazione nei mercati avanzati. Nonostante il timore di una recessione nel 2025, Capital Economics rimane cautamente ottimista. Alcuni indicatori di rischio, come il rallentamento del settore manifatturiero, l’aumento della disoccupazione e delle morosità sui prestiti, non bastano a preannunciare una recessione certa. Al contrario, gli andamenti positivi di credito, occupazione, vendite al dettaglio e costruzioni continuano a delineare un quadro positivo.
Attenti al green
Secondo gli analisti di Citigroup, molti investitori nel settore dell’energia pulita hanno subito perdite nel 2024, ma nel breve termine un’inversione di marcia da parte della Fed e tassi più bassi potrebbero ancora dare slancio agli investimenti green. Gli esperti non si dichiarano ancora pienamente entusiasti degli investimenti verdi, ma vedono opportunità in settori dove le aziende, già profittevoli, possono trarre vantaggio dalle tendenze di investimento a lungo termine. L’impegno verso iniziative ecologiche sta diventando parte integrante del business quotidiano delle aziende, creando nuove opportunità di crescita. Un cambio di rotta della Fed e una riduzione dei tassi potrebbero rappresentare un fattore positivo, così come eventuali sviluppi politici. Citi sottolinea che un presidente democratico potrebbe favorire politiche più green, anche se non si prevedono ulteriori spese in deficit senza un pieno controllo del Congresso. D’altra parte, i repubblicani non sembrano intenzionati ad abrogare l’Inflation Reduction Act e potrebbero rendere i progetti green più attraenti con politiche di deregolamentazione e incentivi fiscali. Tuttavia, secondo Citi, tassi bassi e politiche favorevoli non sono sufficienti a sostenere il settore green nel medio termine. Per questo motivo, si concentrano su aziende con tre qualità chiave: flussi di cassa positivi, redditività tangibile e crescita accelerata di fatturato ed EBITDA. Settori come acqua pulita, efficienza energetica e nucleare offrono le migliori prospettive, mentre veicoli elettrici e accumulo di energia potrebbero presentare più sfide. Contesto positivo anche per Piazza Affari e in particolare per il listino Euronext Growth Milan, ricco di aziende esposte agli investimenti green. Tra queste, Espe e Redelfi spiccano: Espe tratta ben sopra il prezzo di IPO, mentre Redelfi è tra i migliori performer a un anno.