Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Dio non poteva essere dappertutto, così ha creato le madri” (Proverbio ebraico)
Il vento non cambia. Il mese di maggio a dispetto della “cabala”, si sta dimostrando favorevole per i listini mondiali. La settimana appena conclusa ha visto un aumento dell’1,7% da parte dell’indice MSCI World, che ha riavvicinato il massimo storico posto a 785 punti. Ma ad avere brillato sono state soprattutto le Borse europee: Eurostoxx 50, +3,3%, Stoxx 600, +3%. L’indice FTSE MIB sale, non troppo, perdendo terreno rispetto alle altre piazze continentali, ma pur sempre +3,1%, in 5 sedute, a 34.650 punti. In positivo, ma distanziata, Wall Street i cui indici principali hanno chiuso in rialzo in media intorno all’1,3%. Da sottolineare il buon andamento anche di alcuni indici settoriali come l’S&P 600 Small Cap, +2,1%, l’S&P 500 Dividend Aristocrats, +1,8% e l’indice FTSE Mib STAR, che ha guadagnato il 2,3%. Movimenti che riflettono due grandi temi di investimento in grado di dominare i listini nei prossimi mesi: l’allentamento della politica monetaria restrittiva in Europa a partire dal mese di giugno, in anticipo rispetto agli Usa, e la rotazione settoriale verso le società esposte positivamente alla riduzione dei tassi di interesse come le small cap (pensiamo in particolare ai titoli che compongono l’indice Euronext Growth Milan) e quelle che pagano rendimenti del dividendi elevati. Ma tutto dipende ancora dai dati, ovvero la macroeconomia, che potrebbe accelerare o rallentare l’ultimo miglio (come definito dalla banchiera “falco” della Bce Isabel Schnabel). Per questa settimana attenzione quindi all’inflazione in Germania ad aprile (martedì alle 8:00), all’indice dei prezzi alla produzione in Usa ad aprile (martedì alle 14:30) e l’indice dei prezzi al consumo ad aprile in Usa (mercoledì alle 14:30).
La nuova stagione dei tassi
La stagione dei tassi “più alti più a lungo”, annunciata da Jerome Powell a Jakson Hole quasi un anno fa, sta per finire, e gli operatori iniziano le grandi manovre sui portafogli. Il semaforo verde sul cambio di politica monetaria si dovrebbe accendere a cominciare dall’Europa, con la Bce sempre più vicina alla prima manovra finanziaria espansiva dal luglio del 2022. Un segnale in questo senso arriva da Piazza Affari, che sta sottoperformando rispetto agli altri listini europei, frenata, si fa per dire, dall0andamento dei titoli bancari nonostante gli ottimi risultati di bilancio trimestrali. L’orizzonte per gli istituti di credito è meno rosa nella prospettiva di un calo del costo del denaro, lo si è intuito anche dall’outlook sul 2024 comunicato da Intesa Sanpaolo, solo confermato e non rivisto al rialzo come si aspettavano gli operatori. Anche per questo il titolo in una settimana ha guadagnato “solo” mezzo punto percentuale. Ma peggio hanno fatto il Monte dei Paschi di Siena, -2,8%, Banco Bpm -1,1% e Bper Banca, -0,5%. Il vento sta probabilmente cambiando e si apre così la stagione della caccia alla società esposte più al ribasso del costo del denaro. Una sana rotazione settoriale che potrebbe favorire una prosecuzione del rialzo di Piazza Affari, che da inizio anno resta tra i best performer mondiali con un guadagno di oltre l’11%.
Starbuck, abbiamo un problema
La catena di caffetterie più grande al mondo, Starbucks, sta attraversando un momento difficile, caratterizzato da una diminuzione delle vendite negli Stati Uniti, un crollo del valore delle azioni in Borsa, e tensioni interne. Starbucks, un’azienda nata oltre cinquant’anni fa dall’altra parte del mondo, si distingue per le sue caffetterie e il suo simbolo ispirato al mare, tratto dal romanzo di Melville ‘Moby Dick’. Uno dei problemi principali dell’azienda è rappresentato dalla riduzione delle vendite, un fenomeno che è stato paragonato, da alcuni addetti ai lavori, al termine “Venti”, usato all’interno delle caffetterie per indicare una dimensione superiore alla norma. Questa situazione ha causato un forte calo del valore delle azioni in Borsa, con una perdita che è arrivata a sfiorare il 20%. In aggiunta, l’ex CEO Howard Schultz ha espresso pubblicamente alcuni consigli non richiesti al suo successore, Laxman Narasimhan, suscitando tensioni interne all’azienda. Ma quello che stupisce sono le motivazioni dietro a questo calo delle vendite: secondo quanto dichiarato dai dirigenti a CNBC, la diminuzione dell’affluenza nei punti vendita di Starbucks sarebbe attribuita a presunti boicottaggi mirati all’azienda, derivanti da percezioni distorte della sua posizione su questioni legate a Israele. Inoltre, il CEO Laxman ha evidenziato un problema di squilibrio tra domanda e offerta, con la scarsa disponibilità di alcuni prodotti che ha generato insoddisfazione tra i clienti sia online che nei negozi. Infine Starbucks deve ora confrontarsi con una concorrenza crescente in Cina, il suo secondo mercato più importante, dove Luckin Coffee, una catena locale, sta guadagnando sempre più clienti a scapito delle caffetterie statunitensi