Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Non fare il bene se non hai la forza di sopportare l’ingratitudine” (Confucio)
I rendimenti tornano a salire. È stato questo il trend più significativo della settimana che si è appena conclusa e che potrebbe condizionare negativamente i listini per tutto il mese di marzo. Gli operatori iniziano ad essere incerti sulla prima data del taglio dei tassi da parte delle banche centrali. Ora la data più probabile è quella di giugno. Ma se a gennaio la parola “più alti più a lungo” pareva dimenticata, dopo che Christine Lagarde ha riaffermato questa posizione da parte della Bce, la situazione pare essere tornata indietro di quasi 9 mesi, ovvero al simposio di Jakson Hole. Per questo venerdì sera il Nasdaq e l’S&P 500 hanno chiuso in rosso, anche se lontano dai minimi della giornata, e l’inizio della settimana per le Borse europee potrebbe non essere migliore. Nei prossimi giorni sono attese le riunioni delle banche centrali del Giappone (martedì), degli Stati Uniti (mercoledì) e del Regno Unito (giovedì). Nel mezzo gli interventi di mezzo board della Bce. Abbastanza per tenere bloccate le Borse mondiali. Non mancheranno neanche una serie di dati macro di rilievo: i dati sul mercato immobiliare Usa (martedì) e quelli sul PMI manifatturiero in Europa ed Usa (giovedì). Contesto che potrebbe favorire gli acquisti verso i beni rifugio: oro e Bitcoin, dopo che la scorsa settimana hanno perso terreno dai massimi storici. Infine le materie prime con il petrolio e il gas, che iniziano la settimana lasciandosi alle spalle rialzi superiori al 3%. L’oro nero è sui massimi da novembre 2023.
Picco è bello
Il tema di investimento delle small cap non è passato in secondo piano nonostante il ritardo nel taglio dei tassi da parte delle banche centrali. Secondo Ross McSkimming, Senior Investment Specialist di abrdn, le dimensioni non sono tutto nell’azionario, ovvero le small cap possono racchiudere un potenziale non sfruttato. I cosiddetti “titolini” continuano a trattare su valutazioni molto basse in assoluto e allettanti, offrendo agli investitori più esigenti e con orizzonti temporali più lunghi la possibilità di acquistare aziende forti e di qualità a prezzi scontati. Secondo l’analista è noto che le small cap tendono ad andare peggio prima di una recessione rispetto alle grandi, più solide e diversificate. Ma è altrettanto dimostrato che all’uscita, o anche durante la recessione, sono solitamente proprio questa asset class a fare da apripista, recuperando più rapidamente e beneficiando degli stimoli della banca centrale. Un recupero in gran parte attribuibile ai prezzi a termine, che puntano a una ripresa già a tre mesi dall’inizio della recessione, il che significa, paradossalmente, che le aziende più esposte alla recessione cominciano a sovraperformare quando è più profonda. In questo contesto molta attenzione ai titoli quotati su Euronext (EPA:ENX) Growth Milan oggetto di copertura di Integrae SIM che in gran parte riporteranno i risultati di bilancio nel corso delle prossime 2 settimane e saranno oggetto di approfondite analisi fondamentali da parte del nostro ufficio studi.
Le nuove generazioni dovrebbero comprare azioni?
Secondo George Gatch, ceo di Jp Morgan (NYSE:JPM) Asset Management (Am), il mercato azionario europeo è favorito rispetto agli Usa. Lo ha dichiarato in un’intervista rilasciata a MF-Milano Finanza ai margini di una conferenza che si è tenuta a Londra la scorsa settimana. L’esperto ha ricordato che da inizio 2023 l’S&P è salito di oltre il 30%, ma buona parte del contributo, circa l’85%, è da attribuire ai titoli cosiddetti Magnifici 7. Per questo sul mercato ci sarebbero opportunità di investimento in quelle società che, pur non avendo guidato i rialzi degli indici, presentano valutazioni a sconto nell’azionario Usa. JP Morgan è positiva sull’azionario dei mercati emergenti ma ritengono che l’Europa abbia occasioni di titoli a sconto. Ma il principale consiglio rilasciato nella sua intervista riguarda l’asset allocation: a suo parere un giovane dovrebbe iniziare a risparmiare e a investire presto, farlo nel tempo e diversificare il portafoglio. Come asset allocation un 70-80% dovrebbe essere dedicato alle azioni e solo il restante 20-30% alle obbligazioni. Una raccomandazione coerente con le statistiche sui rendimenti delle attività finanziarie negli ultimi 20 anni che mostrano come l’azionario abbia generato a rendimenti nettamente superiori all’inflazione, ovvero reali positivi, mentre l’obbligazionario non sia praticamente riuscito a recuperare il costo della vita, ovvero reali negativi.