Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Nessuna paura che mi calpestino. Calpestata, l’erba diventa un sentiero” (Blaga Dimitrova)
Il mese di gennaio continua ad essere improntato al nervosismo. Le Borse hanno dato segni di recupero dopo le vendite delle sedute precedenti ma i rendimenti dei titoli di Stato continuato a salire. In Europa l’indice FTSE Mib ha guadagnato l’1%, il Dax lo 0,5%, Wall Street si è mossa in territorio positivo. Ma nella stessa seduta lo spread BTP-Bund ha riavvicinato i 170 punti, il decennale italiano il 3,8% e quello statunitense il 4%. Tra le voci che spingono per la continuazione del rally quella del Ceo di Morningstar che vede bene l’azionario ed in particolare i settori penalizzati nel 2023. Questo in quanto le valutazioni non sono elevate come per i titoli tech esposti al trend dell’AI, ovvero quelle aree più sensibili ai tassi di interesse come le banche regionali, le utility e le small cap. A guidare la performance di questi titoli sarà la “narrativa” sui tassi di interessi e sul “soft landing”. Molta attenzione quindi ai dati macro in uscita oggi: alle 11:00 il tasso di inflazione a dicembre in Italia e nella zona euro, alle 14:30 le buste paga del settore non agricolo e la disoccupazione in USA a dicembre, alle 16:00 l’indice ISM non manifatturiero sempre a dicembre. Se il deciso calo dell’inflazione in Europa dovesse essere confermato (da tre mesi la crescita è prossima allo zero), possibile che la BCE sia la prima a procedere con un taglio del costo del denaro nel 2024.
L’Europa s’è desta
Il 2024 non sarà un anno eccezionale per gli investitori. È la previsione di Pictet Asset Management secondo la quale gli Stati Uniti lasceranno il podio di prima potenza sui mercati azionari globali, mentre le azioni europee sorprenderanno in positivo. Per gli esperti è poco probabile che il rischio geopolitico diminuisca in modo significativo visto che i Paesi emergenti saranno responsabili per la metà delle elezioni che si terranno durante l’anno, il che probabilmente comporterà un leggero aumento della volatilità di mercato. Allo stesso tempo è attesa una attenuazione nella stretta correlazione tra le asset class che ha caratterizzato i mercati negli ultimi anni, ovvero che azioni e obbligazioni si muovano di pari passo. A livello geografico l’Europa, dovrebbe comportarsi meglio degli USA. Pictet ricorda che le aspettative sugli utili sono molto più contenute e lasciano meno spazio a delusioni. Il sentiment ribassista degli investitori dovrebbe gradualmente migliorare con la ripresa dell’economia: prevista una crescita del Pil dell’Eurozona pari 0,7% nel 2024, in linea con la crescita statunitense. I titoli del Vecchio Continente trattano ad un P/E sulle attese nei prossimi 12 mesi pari a 12 volte, rispetto alle 19 volte degli Stati Uniti. Anche rettificato per le differenze settoriali, tale sconto di valutazioni risulta essere senza precedenti. In questo contesto emerge con ancora maggiore evidenza la sottovalutazione delle small cap italiane ed in particolare l’indice Euronext Growth Milan che tratta a 7 volte gli utili attesi.
La sfida Bezos nell’AI
Si allunga l’elenco degli sfidanti al dominio di Google e Bing. Si tratta di Perplexity AI, startup con un motore di ricerca utilizzato da 10 milioni di utenti al mese, che ha chiuso un nuovo round di finanziamenti da $74 milioni. Una cifra solo apparentemente bassa rispetto agli standard americani: si tratta infatti della cifra più alta raccolta da diversi anni da una realtà attiva nei motori di ricerca online. Ma la notizia sta nel dei finanziatori di Perplexity AI. Secondo il Wall Street Journal nella lista c’è anche Institutional Venture Partners e in particolare Jeff Bezos, il fondatore di Amazon. Il contributo economico di questi nuovi soci ha spinto verso l’alto la valutazione della startup, che secondo il ceo Aravind Srinivas è arrivata a $520 milioni. Altro aspetto rilevante è che tra i nuovi soci ci sono anche alcuni ex dirigenti di Alphabet, come l’ex ceo di Youtube, Susan Wojcicki. Non sarà comunque facile sottrarre ad Alphabet lo scettro di re dei motori di ricerca. La controllante di Google conserva una quota di mercato che sfiora il 90%, molto più lontana Microsoft che neanche con Bing è riuscita a scalfire.