Il punto sul mercato di Integrae SIM
“È inutile tornare a ieri perché allora ero una persona diversa” (Lewis Carrol)
Europa in rosso, Milano sul fondo. L’inizio del mese di settembre, come da copione, va male, ovvero segno meno sui listini. Ma a preoccupare non è tanto la correzione dei principali indici, tutti ancora vicino ai massimi storici, quanto l’andamento di petrolio e dollaro, sui massimi periodo, che potrebbero impattare sulla frenata dell’inflazione. Per fortuna il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, in un dibattito che si è tenuto ieri a Milano ha dichiarato che, a suo parere, è arrivato il momento di fermare, almeno temporaneamente, l’aumento dei tassi. Il rischio è di peggiorare eccessivamente il clima economico come dimostra ad esempio il fatto che la Germania sia il fanalino di coda dell’economia Europea, caso più unico che raro, nella storia dell’Unione. Senza dimenticare che la Germania è il primo partner commerciale dell’Italia. Al momento Christine Lagarde non lascia trapelare nulla, e così il mercato assegna ancora un 50% di aumento del costo del denaro di 25 punti base. Diversamente ci si aspettano dichiarazioni forti da parte della governatrice ovvero che un eventuale stop sarebbe ancora temporaneo e che contemporaneamente ci sarà una riduzione del bilancio della BCE. Importanti infine le stime sull’economia europea che saranno diffuse il prossimo 14 settembre dalla BCE, che, nel caso dell’Italia, avranno un impatto non indifferente sulla Legge di Bilancio in corso di redazione. Infine a sorpresa la Banca Centrale Polacca ha deciso di abbassare il tasso di riferimento principale al 6% rispetto al precedente 6,75%. Si tratta della prima variazione del tasso da settembre 2022 e del primo taglio da maggio 2020.
Portafogli in manutenzione
Il rallentamento della crescita economica mondiale avrà degli impatti sulle scelte degli operatori di mercato. In particolare potrebbe cambiare l’orientamento sulla duration degli investimenti, che potrebbe passare da un ottica di breve a una di medio periodo. Agosto è stato piatto per la performance il comparto obbligazionario, con le quotazioni dei future che si sono mantenute stabilmente all’interno del trading range di medio periodo. Pochi anche i segnali tecnici, ovvero nulla fa presagire movimenti importanti dei prezzi. Ma gli investitori hanno bisogno di “movimento” delle quotazioni. Una stanchezza che si vede anche a livello delle emissioni obbligazionarie che si posizionano su scadenze brevi ovvero nessuno sembra volersi prendere rischi anche se tutto fa pensare che i rendimenti scenderanno. Anche la parte azionaria del portafoglio subirà probabilmente dei cambiamenti, ed in particolare una rotazione dai titoli growth ai value, e tra questi, la categoria dell’alto rendimento dei dividendi. Questo non significa però cambiare i “pesi” tra azionario e obbligazionario, dal momento che nel lungo termine la componente azionaria del portafoglio deve avere un peso rilevante dal momento che è l’unica in grado di proteggere i risparmi dall’inflazione.
A caccia di 30 miliardi
I margini più ristretti degli ultimi anni. Questa la situazione che si trova ad affrontare il Governo nella redazione della Legge di Bilancio. I partiti della maggioranza avanzano le richieste e Giorgia Meloni sarà costretta a dire molti “NO”. Le promesse elettorali porterebbero a una manovra di €40 miliardi. I più ottimisti prevedono un deficit di €30 miliardi. Il Superbonus e il rallentamento della crescita sono le variabili più importanti da cui dipendono i saldi di bilancio. I punti fermi sono il taglio del cuneo fiscale strutturale che vale €10 miliardi, il caro bollette e il caro carburanti, anche se in questo caso gli interventi saranno probabilmente “una tantum”. Resta sullo sfondo il tema degli “extraprofitti” bancari, varato lo scorso 8 agosto, e per ora congelato in attesa di un accordo sui contenuti della norma. E poi ci sono le privatizzazioni su cui le vedute sono divergenti. In questo contesto tra settembre a novembre scadranno circa €70 miliardi di BTP, le cui condizioni di rifinanziamento dipenderanno molto dalla fiducia dei mercati nei confronti del Governo. Ci auguriamo che la Legge di Bilancio contenga le tanto attese norme a favore del mercato dei capitali italiano a cominciare dal rinnovo del credito di imposta sui costi di quotazione in senso strutturale o almeno per l’anno 2024.