Il punto sul mercato di Integrae SIM

“Nothing compares to you”” (Sinéad O’Connor)
La Fed rimane focalizzata sul proprio mandato ovvero stabilità dei prezzi e crescita occupazione. La disponibilità di titoli continuerà ad essere ridotta a ritmo sostenuti e l’approccio continuerà ad essere basato sui dati. Queste le parole di Jerome Powell rilasciate in occasione la conferenza stampa seguita alla riunione del Fomc che ha alzato il costo del denaro di 25 punti base sui massimi dallo scoppio della crisi finanziaria del 2007. La reazione di Wall Street è stata composta ma gli indici hanno comunque virato al ribasso interrompendo una striscia di rialzi consecutivi che non si verificava dal 1987. Unica nota di rilievo il fatto che la probabilità assegnata dai trader che il costo del denaro resti invariato in occasione della prossima riunione del Fomc del 20 settembre è scesa sotto l’80%, prezzando un ulteriore aumento sopra il 20%. I dati quindi saranno fondamentali per prevedere cosa accadrà in futuro. Oggi in Usa sarà diffuso il dato sul Pil nel secondo trimestre, atteso un aumento dell’1,7%, rispetto al +2% della rilevazione precedente, a seguire i sussidi settimanali di disoccupazione.
Rischio credit crunch?
La Bce annuncerà oggi la decisione sui tassi di interesse ma soprattutto potrebbe stringere i cordoni della Borsa per la detenzione di titoli di Stato italiani. Oltre alla manovra sul costo del denaro è infatti in corso il quantitative tightening, ovvero la vendita degli asset finanziari precedentemente acquisiti durante il periodo di quantitative easing, tra questi anche titoli di stato, obbligazioni aziendali o altri strumenti finanziari. Non ci si attende uno scossone anche perché con l’attuale ritmo di vendite, si tornerebbe al livello pre QE ovvero il 2014, solo nel 2049, e anche nel caso fosse raddoppiato il ritmo si arriverebbe comunque al 2041/42. Ragione per cui lo spread continua ad essere sotto controllo mantenendosi ben sotto la soglia dei 200 punti, trattando attualmente sui minimi da anno. Tranquillità anche sul fronte die rendimenti: il BTP a 10 anni sta testando area 4%, con buone probabilità di rompere verso il basso in caso di messaggi da colomba di Christine Lagarde.
La banca è record
Miglior semestre di sempre con oltre €2 miliardi di profitti, dieci trimestri positivi di fila, e stime riviste al rialzo. E il bello deve ancora venire. Sono i numeri di Unicredit che ha rilasciato ieri i risultati di bilancio stupendo gli analisti. Sembra passato un secolo dalla primavera del 2017 quando l’istituto completava il più grande aumento di capitale della sua storia, pari a $13 miliardi, per salvarsi dalla crisi degli Npl. Ma l’amministratore delegato Andrea Orcel, non sembra ancora soddisfatto e annuncia che grazie a un piano industriale che consente di ridurre i costi, fare investimenti e aumentare i ricavi in futuro, punta a fare meglio. Nell’ultimo semestre il costo del rischio è stato addirittura pari a zero grazie all’elevata qualità del credito. Per il 2024 quindi, nell’ipotesi non si assista a grandi cambiamenti sul piano macro (ovvero no recessione e tassi fermi) Orcel prevedere risultati industriali in ulteriore crescita. All’orizzonte non c’è l’M&A ma il buy back, considerata la strada migliore per impiegare il capitale in eccesso della banca. Il mercato ha già apprezzato, +70% da inizio anno.