Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Il futuro ci corre incontro a braccia spalancate ma non ci dà il tempo di abbracciarlo” (Michelangelo)
Il Green Deal Industrial Plan è la risposta alla sfida lanciata da Cina ed Usa per rilanciare l’economia dopo la Pandemia e superare il conflitto geopolitico. Sarà il Consiglio d’Europa del 10 febbraio a decidere il futuro industriale del continente che dovrà sicuramente essere a zero emissioni. I macro obiettivi del Piano resi noti sino a questo momento sono: competitività contro i sussidi statunitensi ($370 miliardi e dove l’energia costa 2/3 volte meno che in Europa) e attrattività degli investimenti attraverso la semplificazione dei processi autorizzativi. Tre invece gli strumenti attuativi: incentivi fiscali, aiuti di Stato e un fondo sovrano europeo. Il primi due sono graditi ai Paesi con bilanci in ordine ovvero con la possibilità di fare deficit (è il caso della Germania, e in misura minore la Francia), il terzo, a quelli come l‘Italia, che non hanno margini di manovra sul piano fiscale. L’obiettivo è accontentare tutti per tenere l’Europa unita. Una scelta condivisibile che preserva il mercato unico evitando di frammentarlo ulteriormente. In questa prospettiva sarà importante la decisione che prenderà oggi la Bce: politica monetaria e fiscale devono essere armonizzate per non creare distorsioni tali da bloccare l’economia.
La grande chiamata
Un tweet di soli 4 caratteri: “sell”. Inviato a poche ore di distanza dall’annuncio della Fed. E’ il consiglio Michael Burry, noto anche come mister “the big short” per aver preso posizione ostinatamente contro il mercato dei subprime americani al culmine del boom immobiliare e anticipando di fatto la crisi del settembre 2008. Il tweet, dopo avere raggiunto oltre 2 milioni di visualizzazioni, è stato cancellato, come tutti i messaggi precedenti dello stesso autore. Non è il primo segnale di allarme di Burry, che ha una posizione ribassista da circa 1 anno. In serata la Fed si è pronunciata: ha deciso di aumentare i tassi d’interesse di 25 punti base, alzando l’intervallo target dei fed funds al 4,5%-4,75%, e spiegando che, se l’occupazione è rimasta robusta, l’inflazione si è leggermente attenuata, ma rimane elevata. Il Fomc prevede infine continui aumenti dell’intervallo obiettivo che saranno appropriati per raggiungere un orientamento di politica monetaria sufficientemente restrittivo da riportare l’inflazione al 2% nel tempo. Wall Street ha reagito in maniera composta con un rialzo tra l’1% dell’S&P 500 e il 2% del Nasdaq, a dimostrazione che nonostante l’atteggiamento ancora falco della Fed il mercato vede il bicchiere mezzo pieno.
Tanto tuonò che non piovve
Meta Platforms ha deluso le attese nel quarto trimestre in termini di utili per azione mentre le ha battute a livello di fatturato. In linea con le attese invece l’outlook sul fatturato nel primo trimestre 2023. Chi si aspettava una debacle dei risultati della prima big cap tecnologica a riportare i conti è rimasto deluso. Il Nasdaq ha infatti chiuso in rialzo del 2%, consolidando un trend che nel mese di gennaio ha portato l’indice in rialzo a doppia cifra. In Europa il tech è il miglior settore con un balzo del 16% circa. Oggi è il turno di Apple, Alphabet e Amazon, che da soli valgono 6 trillioni di dollari di capitalizzazione. Tutto potrebbe cambiare velocemente, oppure gettare benzina sul fuoco del rally iniziato nello scorso mese di dicembre. Resta il fatto che gli investitori stanno continuando a premiare le asset class più penalizzate nel corso del 2022, mentre i vincitori della stagione dei cigni neri, restano al palo. Una rotazione settoriale che tradizionalmente è il segnale anticipatore di un movimento sano e non speculativo dei mercati.