Il punto sul mercato di Integrae SIM
“La vita inizia con la nascita, il successo parte con il cambiamento” (Mehmet Murat Ildan)
Questa è la settimana delle Banche Centrali: mercoledì sera è prevista la decisione della Fed mentre giovedì all’ora di pranzo sarà la volta della Bce. In entrambe i casi le previsioni sono per un aumento di 50 punti base. Basterebbero questi due eventi per indirizzare i listini mondiali. Ma ci sono altrettanti appuntamenti rilevanti a cominciare da oggi alle 8:00 con il dato sul PIL della Germania nel quarto trimestre atteso in crescita dello 0,4% a livello sequenziale, +1,2% su base annua. Martedì è la volta dell’indice dei prezzi al consumo sempre in Germania a gennaio visto in aumento dell’8,6% su base annua, mentre alle 16:00 in Usa il rapporto sulla fiducia dei consumatori a gennaio. Mercoledì (il giorno della Fed) alle 9:55 è previsto l’Indice dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero a gennaio in Germania e alle 11:00 l’indice dei prezzi al consumo nella zona euro che dovrebbe restare sotto il 10% sebbene in aumento sulla rilevazione precedente. Alle 14:15 la comunicazione sulla variazione dell’occupazione non agricola a gennaio in Usa. Dopo la Bce giovedì, si chiude venerdì con il tasso di disoccupazione a gennaio in Usa: stime +3,6%, da +3,5% dalla rilevazione precedente.
Davos fa rima con speranza
Da Davos, sono arrivati almeno 4 motivi di ottimismo. I 400 Ceo più influenti del mondo riuniti nella località svizzera, si sono confrontati per una settimana e sono arrivati alle seguenti conclusioni: tra settembre e novembre l’inflazione ha raggiunto il picco, il conflitto geopolitico è in una fase di stallo, se non addirittura un minore livello di aggressività, la Cina ha preso del distanze dalla Russia, e infine gli Usa hanno messo sul piatti 2 trillioni di dollari di investimenti nei prossimi 10 anni per avviare seriamente la transizione energetica. Eventi che fanno pensare a un orizzonte positivo nel corso del 2023, anche per l’Europa che vive nel proprio territorio la massima tensione geopolitica e raccoglie la sfida della transizione energetica in condizioni di vantaggio avendoci creduto molto prima degli Usa che sono ancora molto sbilanciati verso il gas e il petrolio. Se la recessione si manifesterà, sarà quindi lieve e mitigata dal fatto che grazie agli aiuti di Stato del periodo della Pandemia (10% del Pil in Usa ed Europa), la famiglie hanno risparmi da parte per superare la crisi congiunturale. Finalmente l’anno inizia senza alcun cigno nero all’orizzonte, e l’Italia in questo contesto è tra l’economia favorite grazie anche alla stabilità politica.
La sfida della demografica
Nel 2030 avremo bisogno di 85 milioni di lavoratori in Europa. Stiamo parlando della popolazione della Germania. Ma oggi, il 30% del giovani europei ha meno dei 30 anni mentre nei Paesi arabi il 70% dei giovani ha meno di 30 anni. Un flusso che, quasi inevitabilmente arriverà in Europa. La pandemia inoltre ha cambiato il rapporto di forze fra aziende e lavoratori e ora si sta tornando a mettere al centro la persona. La grande sfida non solo politica ma anche economica, e quindi come riusciremo a fare leva sull’immigrazione, a integrarla e avere disponibilità di personale che un domani faremo grande fatica a trovare per ragioni di carattere demografico nell’Europa a 27. La Cina, che nel 2022, per la prima volta da 60 anni, si è trovata ad avere un calo demografico e il minimo storico di natalità nazionale, si trova di fronte alla stessa sfida, ma con la forza di potere estendere la propria influenza e confini più di quanto possa fare l’Europa. Quello demografico sarà quindi uno dei grandi trend del futuro su cui gli investitori, dovranno interrogarsi. E nello stesso tempo gli imprenditori e le piccole e medie imprese italiane, che hanno molto bisogno di personale qualificato.