Il punto sul mercato di Integrae SIM
“L’assenza di alternative schiarisce la mente in modo meraviglioso” (Henry Kissinger)
Durante la conferenza stampa seguita all’annuncio relativo ai tassi di interesse, Jerome Powell ha dichiarato che la banca centrale è disposta “a rischiare la debolezza dell’economia” per contenere l’inflazione e ha ricordato la necessità per la Fed di continuare ad andare avanti con il processo di normalizzazione. Nel giugno scorso la mediana delle stime indicava un punto di arrivo a fine anno al 3,25-3,50%, un livello appena superiore a quello attuale. Adesso la previsione punta al 4,25-4,50%, che corrisponde ad almeno un altro rialzo da 75 punti base più uno da 50 nelle due riunioni di fine anno (novembre e dicembre). Piena occupazione, rialzo salari e inflazione che non scende, sono un mix che impedisce al governatore Usa di vestire i panni della colomba. La Fed ha inoltre confermato che Il tasso neutrale di lungo periodo (terminal rate) è fissato al 2,5%, quindi una volta raggiunto il tetto del 4,5% si comincerà a scendere. Il punto è quando. Dobbiamo essere quindi spaventati? Quella attuale è una fase di pura transizione, all’interno della quale dobbiamo abituarci a fasi di forte volatilità.
Banche su con i tassi
L’attenzione degli investitori resta quindi rivolta alla politica monetaria che sta prendendo un’unica direzione a livello globale. Ieri altre banche centrali hanno comunicheranno le proprie decisioni sui tassi quali: la Banca d’Inghilterra, la Banca nazionale svizzera e la Norges Bank norvegese. Tutte hanno annunciato aumenti di 50 punti base o di più (+75 la Svizzera) del costo dei prestiti. L’ultimo samurai Kuroda e la Bank of Japan, invece, hanno deciso di confermare la politica monetaria ultra-allentata, rimanendo impegnata a sostenere l’economia anche in presenza di un aumento dell’inflazione. Il calendario macro di oggi prevede alle 9:30 l’indice dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero in Germania a settembre visto a 48,3 punti, da 49,1 del mese precedente, alle 20:00 un nuovo discorso del Presidente della Fed Powell. In questo contesto a sorridere sono i titoli bancari. In Italia il settore sta sovraperformando il listino: +10% rispetto a -2,4%, nel corso dell’ultimo mese.
From public to private?
Manca poco agli indici Usa per rivedere i minimi dello scorso giugno. In Europa il Dax è invece prossimo ai minimi dell’anno. L’azionario resta l’asset class più esposta alla volatilità in conseguenza del flusso di notizie, con un impatto anche sul comportamento dell’ecosistema degli investitori. Secondo Assogestioni la raccolta dei PIR, ovvero i fondi di investimento specializzati nelle PMI e incentivati fiscalmente, nel secondo trimestre dell’anno è stata negativa per €196 milioni di deflussi, portando il saldo da inizio anno è di +€35 milioni. Meglio stanno facendo invece i PIR Alternativi, ovvero esposti alle società non quotate o quotande: +153 milioni la raccolta trimestrale, +83 milioni nel semestre. Gli investitori confermano quindi l’interesse per le PMI ma in un orizzonte temporale diverso di medio-lungo periodo e in una fase di sviluppo meno matura. Un contesto positivo per Integrae SIM, che affianca gli imprenditori nella fase preliminare alla quotazione per accompagnarli, dopo una preparazione e due diligence, al mercato dei capitali pubblico. Integrae lavora anche a fianco dei gestori di PIR tradizionali e Alternativi per allineare gli interessi di tutti.