Il punto sul mercato di Integrae SIM
“L’inverno ha la pancia grossa” (proverbio Russo)
La settimana riprende con una nuova pagina del conflitto energetico tra Mosca e l’Occidente, che resta al centro dei pensieri degli investitori, dopo che Mosca ha chiuso il principale gasdotto verso la Germania. In questo contesto pare sempre più probabile che la Banca Centrale Europea effettui un forte rialzo dei tassi per combattere l’aumento dell’inflazione. Atteso un intervento del Governatore della Federal Reserve Jerome Powell prima che la FED entri nel periodo di blackout ovvero la prossima riunione di settembre. Il comparto azionario è destinato così a rimanere volatile dopo la festività del Labor Day e l’OPEC+ che si riunisce oggi per discutere del taglio della produzione per sostenere i prezzi del petrolio. Questi i principali eventi della settimana.
Mercati sempre impostati alla volatilità
Le azioni negli USA hanno chiuso in ribasso venerdì mentre in Europa si è assistito più che altro ad un rimbalzo. Nonostante la buona reazione dopo la diffusione del report sull’occupazione non agricola i prezzi si sono progressivamente deteriorati per le preoccupazioni circa la crisi energetica europea. L’aumento del tasso di disoccupazione statunitense ha ridotto le preoccupazioni sulla prospettiva di un rialzo consistente del costo del denaro da parte della Fed, ma i mercati hanno azzerato i rialzi alla notizia dell’ultima chiusura del gasdotto Nord Stream. L’incertezza dovrebbe rimanere elevata al ritorno degli operatori dopo il ponte del Labor Day, martedì (oggi la borsa USA è chiusa). Crediamo che gli investitori sposteranno la propria attenzione sulle statistiche dell’inflazione statunitense previste per metà mese, l’ultimo dato economico importante prima del vertice della Fed di settembre.
Petrolio sotto i riflettori
L’OPEC ovvero l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio e i propri alleati, tra cui la Russia, si riunirà oggi e gli investitori del settore presteranno attenzione dopo che l’Arabia Saudita ha annunciato recentemente, la possibilità di tagli alla produzione. Le quotazioni del greggio sono scese nel corso dell’estate per effetto dell’incertezza sulle prospettive della tenuta della domanda a causa delle limitazioni imposte dalla Cina e dell’aumento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali di tutto il mondo per combattere l’impennata dell’inflazione, che ha pesato sulle prospettive economiche globali. Ragione per cui i produttori stanno tentando di riportare verso l’alto i prezzi oramai stabili intorno a $90 dollari.