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Insights 22 Ott 2021

Il punto sul mercato di Antonio Tognoli

The first rule: don’t lose money. The second: never forget the first (W. Buffet).

Dati non particolarmente importanti in uscita oggi. Poniamoci allora la seguente domanda: perché i mercati azionari continuano a crescere. In fondo, viviamo in un momento storico che ha visto una profonda recessione e sta ancora facendo i conti con una pandemia che non vuole mollare la presa. Partiamo dai dati. Prendendo come riferimento il rapporto P/E, risulta che i mercati azionari hanno trattato ai valori attuali solo altre due volte nella storia: nel 1929 e nel 2000. Se calcoliamo il P/E su un mix di assets class risulta che al momento il valore è superiore a 50 volte, mentre non si era mai spinto oltre 40 negli ultimi 100 anni di osservazioni. Anche il rapporto tra la capitalizzazione di mercato e il GDP delle principali Borse mondiali, risulta è ai massimi storici (i.e. il 10% circa delle azioni USA è aumentato di oltre il 100% dai minimi di marzo 2020, il triplo rispetto al valore percentuale in Europa). Da un punto di vista finanziario, le bolle hanno bisogno di tre ingredienti: investitori che portano capitali, idee e sogni, prove o speranza. Tutte e tre questi ingredienti sono presenti.

Ovvio che i prezzi delle azioni sono il risultato di politiche monetarie aggressive a partire dalla crisi finanziaria globale del 2008-2009. Politiche che hanno sostenuto anche la crescita del GDP nominale e dei profitti societari con i prezzi delle azioni che, se rapportate ad un contesto di tassi minimi, continuano tuttavia ad apparire a buon mercato. Tra l’altro, redditi e flussi di cassa prodotti dalle società crescenti non farebbero apparire i mercati azionari in bolla.

Quali sono i potenziali pericoli che potrebbero fare da innesco allo scoppio. Se ancora una volta guardiamo ai dati, notiamo come le bolle sono esplose alla fine del ciclo economico, quando la crescita o le aspettative di crescita si riducono drasticamente, mentre ora siamo all’inizio di un nuovo ciclo espansivo. Ma per consentire allo stesso una sua prosecuzione nel 2022 e 2023 (pur se con minore forza) occorrerebbe mantenere una politica monetaria accomodante (Powell ha già parlato di tapering). Da monitorare sarà quindi il rallentamento (quando e per che ammontare) degli acquisti della FED. Come da monitorare saranno i rendimenti delle obbligazioni (che sono molto sensibili all’inflazione), considerato che storicamente (2000, 2007 e 2018) i prezzi delle azioni sono scesi vertiginosamente dopo un aumento dei rendimenti delle obbligazioni.


Crediamo quindi che la crescita record dei mercati azionari degli ultimi anni, sostenuta dalla liquidità record, potrebbe continuare se troverà il sostegno degli utili societari, anche se ci aspettiamo con minore vigore e con minore linearità (atteso un aumento della volatilità). Ma – e non poteva non esserci – occorrerà monitorare sempre molto attentamente il livello dei rendimenti reali.