Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Il mondo è governato più dall’apparenza che dalla realtà.” (Daniel Webster)
Le borse europee hanno chiuso in calo ieri, con i principali indici vicini ai minimi della giornata. A pesare sulle performance sono stati i settori petrolifero e delle risorse di base, che hanno trascinato in ribasso il FTSE 100 e il CAC. Anche i titoli del lusso hanno registrato una significativa sottoperformance, mentre i comparti delle telecomunicazioni e delle compagnie aeree si sono distinti tra i migliori. Deboli anche i mercati statunitensi si sono mostrati deboli, con l’S&P 500 che ha chiuso sui minimi della giornata. Ma non dimentichiamo che l’indice ha registrato il suo 46° massimo storico del 2024, avviandosi oramai verso la sua migliore performance del 21° secolo. Ma attenzione: l’inflazione negli USA ha subito un’impennata inaspettata a settembre, mentre i tassi d’interesse sul debito delle carte di credito hanno superato il 23%, aumentando la pressione sui consumatori. Sul fronte obbligazionario, i rendimenti dei Treasury sono in calo, con la curva dei rendimenti che si appiattisce (e non è una bella cosa). Gli analisti restano quindi cauti sull’outlook per i mercati azionari dell’Eurozona, soprattutto in vista della decisione della BCE di giovedì, che potrebbe tagliare i tassi di 25 punti base. Il rallentamento economico continua così a generare preoccupazione alla vigilia della stagione degli utili del terzo trimestre. Secondo i dati di LSEG IBES, gli analisti si aspettano una crescita degli utili del 4,6% per le aziende dello STOXX 600, ma le stime sono in costante calo da settembre.
Il debito pubblico è un problema mondiale
Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), il debito pubblico mondiale ha raggiunto livelli preoccupanti e si prevede che supererà i $ 100mila miliardi nel 2024, equivalenti al 93% del PIL globale. Il debito continuerà probabilmente a crescere fino a fine decennio, arrivando vicino al 100% del PIL nel 2030. In uno scenario negativo, l’FMI stima che il debito globale potrebbe superare del 20% le proiezioni attuali, raggiungendo il 115% del PIL entro tre anni. Per stabilizzare o ridurre il debito, saranno necessari aggiustamenti fiscali ben più consistenti di quelli attualmente previsti. Sebbene in circa due terzi dei paesi si preveda una stabilizzazione del debito, il livello rimarrà comunque ben al di sopra delle aspettative pre-pandemia. I paesi in cui non è prevista una stabilizzazione rappresentano più della metà del debito globale e circa due terzi del PIL mondiale. L’Italia con un debito/Pil stabilizzato al 130% da diverso tempo, non è più la pecora nera.
Cina: le misure di stimolo non convincono i mercati
Il sentiment legato agli stimoli fiscali della Cina rimane estremamente volatile. Nonostante il rapporto Caixin suggerisce che Pechino potrebbe emettere 6 trilioni di yuan in titoli di Stato ultra-lunghi nei prossimi tre anni, ieri i mercati cinesi hanno registrato un forte calo. L’indice Hang Seng è sceso di oltre il 3,5%, mentre lo Shanghai Composite ha perso oltre il 2,5%. Sebbene il rapporto abbia cercato di affrontare la delusione per la mancanza di dettagli specifici forniti durante la conferenza del Ministero delle Finanze, Goldman Sachs ha osservato che la maggiore quota di emissioni di obbligazioni speciali a lungo termine del governo centrale e il programma di swap del debito locale erano già ampiamente previsti. Tuttavia, la mancanza di misure concrete per stimolare i consumi ha deluso gli investitori, e Pechino sembra concentrarsi più sulle misure di riduzione dei rischi per stabilizzare l’economia e raggiungere l’obiettivo di crescita del 5%, piuttosto che su stimoli massicci della domanda. Le conseguenze si vedono anche in Europa con i settori lusso e auto sotto pressione da diversi mesi.